Raccolta firme

 

La nostra associazione ha iniziato in alcune carceri la raccolta di firme sotto alcune proposte di riforma del nostro sistema penale e penitenziario.

Anche all'esterno, chiunque lo voglia può scaricare il testo e farlo girare nei più diversi ambienti.

Grazie a tutti della collaborazione. Mitt. Associazione Culturale Papillon-Rebibbia onlus.

www.papillonrebibbia.org                                                           

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AL PRESIDENTE DEL SENATO E A TUTTI I SENATORI (Palazzo Madama, 00186 Roma)

 

 AL PRESIDENTE DELLA CAMERA E A TUTTI I DEPUTATI (Palazzo Montecitorio, 00186 Roma)

 

 

La visita del Presidente Napolitano a Rebibbia è la manifestazione concreta di un’idea alta della Giustizia, che sà coniugare il sacrosanto diritto dei Cittadini alla sicurezza quotidiana con la finalità rieducativa e risocializzante della pena sancita formalmente dalla nostra Costituzione e dalle Leggi vigenti.

 

Considerando le difficoltà che questo difficile equilibrio incontra ogni giorno dentro le carceri, negli uffici giudiziari e nei Tribunali di Sorveglianza, ci permettiamo di sottolineare alcune nostra proposte che ci auguriamo incontrino Senatori e Deputati di tutti i partiti che abbiano la sensibilità e l’intelligenza necessarie per trasformarle in proposte di Legge sulle quali ricercare il più ampio consenso nei due rami del Parlamento.

 

 

1)      Attualmente vi sono oltre 22000 (ventiduemila) detenuti in attesa di giudizio. Per la prima volta in Italia, la quantità dei detenuti giudicabili ha superato quella dei condannati definitivi e la maggioranza di essi proviene dal mondo dell’emarginazione e della tossicodipendenza. Le statistiche ci dicono che ogni anno oltre la metà dei detenuti giudicabili vengono assolti per non aver commesso il fatto, il che vuol dire, ad esempio, che oggi, 8 maggio 2007, nelle galere italiane vi sono oltre undicimila innocenti! Noi riteniamo sia giunta l’ora che il Parlamento inizi una seria riflessione sull’uso (e soprattutto sull’abuso) che si fa della custodia cautelare in carcere.

 

  

2)      Attualmente vengono respinte dalla Magistratura di Sorveglianza oltre i 2/3 delle istanze presentate dai detenuti che hanno scontato la parte di pena necessaria (1/4, 1/2 oppure 2/3 ) per poter iniziare a chiedere di usufruire dei permessi premio, della semilibertà e dell’affidamento in prova ai servizi sociali o alle comunità terapeutiche, ossia per poter usufruire dei passaggi graduali previsti dalle Leggi in vigore per facilitare la risocializzazione verso l’esterno del detenuto. Il più delle volte, le motivazioni dei rigetti si riferiscono ai precedenti penali e non già all’attualità di una possibile pericolosità sociale. Ebbene, noi riteniamo che così come è legittimo chiedere la “certezza della pena”, è ancor più giusto chiedere la “certezza del Diritto”, ossia la garanzia che insieme alla difesa della collettività la Legge difenda anche i Diritti dei condannati. Ecco perché chiediamo al Parlamento di fissare per Legge dei limiti alla discrezionalità del Magistrato di Sorveglianza, stabilendo l’automaticità dei cosiddetti “benefici” previsti dalle Leggi, e la possibilità del Magistrato di rigettarne la concessione soltanto quando siano documentate e seriamente provate l’attualità dei collegamenti con il mondo del crimine e la volontà di reiterazione del reato. Soltanto su questa strada sarà possibile ottenere finalmente un’applicazione integrale ed uniforme delle Leggi vigenti (Gozzini, Simeoni, ecc.) su tutto il territorio nazionale e per tutti i detenuti.

 

3)      Nelle Repubblica Parlamentate l’unico sovrano è il popolo, o per essere più precisi gli elettori che designano i propri rappresentanti nel potere legislativo. Il Diritto non è quindi una concessione del Sovrano, bensì uno strumento di governo della società che ha origine dagli interessi, dal conflitto e dalle aspirazioni delle varie componenti del popolo stesso. Ecco perché, ogni singolo Cittadino è al tempo stesso fruitore e agente attivo del Diritto su tutto il territorio nazionale senza eccezioni, qualunque siano le sue idee politiche e religiose o la sua fedina penale.

 

                   Il carcere non è quindi un territorio extra giudiziale e i detenuti debbono anch’essi essere considerati Cittadini fruitori e agenti attivi del Diritto e non già cittadini di serie B che possono al massimo aspirare alla tutela di qualche Garante di turno che (anche quando è in perfetta buona fede) il più delle volte è assolutamente disarmato davanti alla continua limitazione che subisce il Diritto nelle carceri, sia ad opera dell’amministrazione penitenziaria che ad opera della Magistratura di Sorveglianza.

            Noi chiediamo quindi che il Senato della Repubblica, durante l’ormai prossima discussione sul cosiddetto “Garante Nazionale dei Detenuti”, abbia il coraggio di modificare il debole, confuso e sostanzialmente inutile testo uscito dalla Camera ( là dove di fatto lascia inalterata la discrezionalità assoluta del Magistrato di Sorveglianza e dell’amministrazione penitenziaria), stabilendo invece che ogni singolo Cittadino detenuto abbia finalmente il Diritto di proporre appello anche avverso quei pronunciamenti del Tribunale di Sorveglianza e quei provvedimenti dell’amministrazione penitenziaria che oggi sono inappellabili, anche quando violano platealmente i Diritti dei Cittadini detenuti.

 

4)      Noi continuiamo ad avere fiducia nel lavoro svolto dalla commissione incaricata di elaborare il nuovo Codice Penale e ci auguriamo che essa riesca ad elaborare un testo che da un lato cancelli finalmente la barbara pena dell’ergastolo (portando la pena massima ai trenta anni) e dall’altro preveda l’applicazione già in sentenza per una larga fascia di reati di tutte quelle pene alternative che siano in grado di garantire la sicurezza sociale dei liberi Cittadini senza far passare il condannato per un inutile e anzi dannoso periodo di carcere. Su questa strada ci auguriamo che tutte le forze politiche sappiano trovare l’unità necessaria per varare il nuovo codice e inaugurare il nuovo corso con un indispensabile provvedimento di amnistia.

 

 

Noi siamo convinti che queste poche, concrete  proposte rappresenterebbero piccoli ma importanti passi in avanti sulla strada della civiltà giuridica.

 

  

Roma lì, 08/05/2007                                       Associazione Culturale Papillon-Rebibbia

 

 

Da Papillon